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Italia candidata speciale a diventare polo attrattivo per i collezionisti lungimiranti

Oggi, il 15 novembre sarà battuto all’asta a New York il celeberrimo “Salvator Mundi”, l’ultima opera attribuita – con poche riserve – al Maestro Leonardo da Vinci e ancora in mani private.

L’opera, con una base di partenza di 100 milioni di Dollari (circa 84,5 milioni di Euro), sarà offerta come lotto speciale in occasione della Evening Sale di Post-War and Contemporary Art di Christie’s New York.

La stima record dell’opera nonché il valore intrinseco alla stessa hanno riacceso il “tam” mediatico e posto i riflettori sul mercato dell’arte e dei suoi recenti sviluppi.

È noto, infatti, come l’arte sia un asset molto apprezzato (soprattutto dai c.d. High Net Worth Individual) sia in quanto “espressione d’individualismo”, capace di dare piacere al possessore, sia in quanto vero e proprio investimento, in grado di generare plusvalenze che nulla hanno da invidiare alle “tradizionali” forme di investimento nel comparto immobiliare e in quello finanziario.  

Se al valore dell’arte, come forma di piacere personale e allo stesso tempo come bene rifugio, si aggiunge l’intervento delle nuove tecnologie che hanno permesso lo sviluppo, nonostante il rallentamento generale del mercato globale, della vendita d’arte e dei collectible via web (di recente, Sotheby’s ha introdotto una piccola rivoluzione con il circuito No Buyer’s Premium Online Only Auctions – per cui alle aste completamente online non sarà più applicato il buyer’s premium), è evidente come il mercato dell’arte risulti essere orientato verso un pubblico sempre più vasto e caratterizzato da una crescente fruibilità.

Per suffragare tali affermazioni è sufficiente analizzare due dei principali report sulla salute del mercato dell’arte, il TEFAF Art Market Report 2017, edito dall’European Fine Art Foundation, e l’Art&Finance Report 2017 prodotto da Deloitte e ArtTactic.

E non è un caso che proprio a Milano sia stato presentato, lo scorso 7 novembre l’Art&Finance Report di Deloitte e ArtTactic e che la settimana precedente Milano sia stata inserita nel prestigioso circuito delle No Buyer’s Premium Online Only Auctions, insieme con Londra, New York, Hong Kong, Ginevra e Parigi.

A piacere nel mondo, infatti, non è solo l’arte del Bel Paese (domani, 16 novembre, l’altro, andrà all’asta anche un altro capolavoro italiano, questa volta “contemporaneo”, “Nero Plastica L.A.” di Alberto Burri, durante la Contemporary Art Evening Auction di Sotheby’s New York) ma è anche il quadro normativo che mano a mano si è delineato come sempre più favorevole ad attrarre collezionisti e investitori stranieri. Numerose sono, infatti, le norme di favore presenti nel nostro ordinamento.

Partendo dalla più recente novità in materia, dopo circa vent’anni di stallo e numerose richieste da parte di collezionisti e professionisti nel mondo dell’arte, sono state finalmente ampliate le maglie del regime di esportazione delle stesse contenuto nel Codice dei Beni Culturali. La c.d. soglia di vetustà delle opere, infatti, è stata portata da 50 a 70 anni ed è stata, inoltre, introdotta una soglia di valore al di sotto della quale le opere sono liberamente esportabili.

Ma le agevolazioni più importanti rimangono quelle in materia tributaria. In particolare, con riferimento alle plusvalenze realizzate dalla vendita di opere d’arte, il nostro ordinamento prevede una normativa favorevole ossia una esclusione da tassazione diretta, seppur in maniera non sempre deterministica e chiara, alla luce della difficile demarcazione tra la figura del “collezionista puro” e quella dello “collezionista-speculatore occasionale”.

Tali norme assumono, poi, un’ulteriore rilevanza a seguito dell’introduzione con la Legge di Bilancio 2017 delle misure per attrarre investimenti e, soprattutto, investitori in Italia. Non è difficile pensare, infatti, ad un “mecenate” che, attratto dalle bellezze artistiche del nostro paese, decida di trasferire la propria residenza e, magari la propria collezione, in Italia e beneficiare della flat tax (imposta sostitutiva IRPEF in misura fissa, omnicomprensiva di tutti i redditi prodotti all’estero, pari ad Euro 100.000).

E non vi è dubbio che tali soggetti possano essere interessati alle opportunità che, in materia di pianificazione successoria e, in generale di estate planning, il nostro ordinamento prevede e disciplina.

Gli investitori trasferiti in Italia così come i collezionisti ivi stanziati, infatti, potrebbero, attraverso la duttilità dello strumento del trust, pianificare in maniera efficiente, non solo ai fini tributari, la trasmissione generazionale di una collezione, evitandone la frammentazione e il depauperamento, ovvero la devoluzione della stessa a fondazioni, musei, istituti e, in generale, a tutti quegli enti che si pongono come obiettivo la valorizzazione e la fruibilità delle opere d’arte.

Ancora molte sono le barriere da abbattere ma appare auspicabile che l’Italia – oltre ad essere la patria dei più celebri artisti e depositaria di un patrimonio artistico sconfinato – possa aspirare anche a divenire luogo di elezione per nuovi mecenati, collezionisti e investitori interessati non solo ad accumulare e ampliare le proprie collezioni ma anche tramandare le stesse in maniera efficiente e porsi come garanti del nostro patrimonio.

 

R&P Legal Art Law Department

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