La Corte Costituzionale chiude la “vicenda Taricco”
Con la sentenza depositata il 31 maggio scorso (n. 115/2018), la Corte Costituzionale ha messo fine alla querelle nata all’indomani della sentenza della Corte di Giustizia UE (causa c-105/14, Taricco) a seguito della quale la Corte imponeva al giudice nazionale di disapplicare le norme interne in tema di limiti massimi di durata della prescrizione nei casi in cui ciò comportava «la sistematica impunità delle gravi frodi in materia di IVA».
La Corte ha pertanto dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 2 L. 130/2018 (di ratifica del Trattato di Lisbona), nella parte in cui dà esecuzione all’articolo 325 del Trattato UE alla luce dell’interpretazione data dalla Corte di Giustizia con la “sentenza Taricco”, chiarendo in via definitiva che i giudici nazionali non sono tenuti ad applicare la “regola Taricco” sul calcolo della prescrizione e sancendo il primato del principio di legalità in materia penale. La sentenza in commento è stata peraltro preceduta da altra decisione della Corte di Giustizia (sentenza 5.12.2017, c.d. “Taricco-Bis”) con la quale era stato stabilito che la regola in esame dovesse venir meno in tutti quei casi in cui la sua applicazione comportava una violazione del principio di legalità dei reati e delle pene.