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L’avvocato non risarcisce il cliente se circostanze esterne ritardano il recupero del credito del suo assistito

La Sezione III della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8516 del 6 maggio 2020, ha stabilito che l’avvocato non è tenuto a risarcire il proprio cliente, qualora circostanze esterne abbiano ritardato il recupero del credito dell’assistito.

Nel caso in oggetto, secondo la Suprema Corte, la mancata concessione di un sequestro conservativo e l’attesa per tornare in possesso degli assegni protestati per incardinare un procedimento monitorio non possono essere imputati al legale.

In particolare, i Supremi Giudici hanno affermato che il ritardo nell’attivazione delle procedure di recupero del credito non è imputabile, secondo il criterio del <>, al quale la sentenza di appello aveva aderito, all’avvocato, bensì a una serie concomitante di circostanze, in parte ascrivibili a soggetti diversi.

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