Legale e legali: l’intelligenza artificiale tra innovazione e tutela del cliente

Emergono importanti implicazioni per le professioni intellettuali, a partire dagli avvocati, in tema di normativa italiana sull’AI. Il Disegno di Legge del Governo n. 2316/2025 sull’intelligenza artificiale è stato recentemente approvato in prima lettura dal Senato ed è ora all’esame della Camera.
Una delle novità più rilevanti si trova nell’articolo 13 del testo (numerazione provvisoria), che introduce un obbligo di comunicazione trasparente per i professionisti che decidano di avvalersi di sistemi di intelligenza artificiale nello svolgimento della propria attività. In particolare, gli avvocati – così come gli altri professionisti intellettuali – saranno tenuti a informare i propri clienti sull’utilizzo di strumenti di AI in modo chiaro, semplice ed esaustivo.
Il legislatore chiarisce che l’uso di intelligenza artificiale non è vietato, purché questa intervenga solo a supporto o come strumento ausiliario e non sostituisca la prevalenza del contributo umano, che deve rimanere centrale nella prestazione d’opera. La ratio della norma è quella di tutelare la natura fiduciaria del rapporto tra cliente e professionista, evitando che l’utilizzo di algoritmi comprometta trasparenza, controllo e responsabilità personale del professionista.
Un obbligo di chiarezza che si traduce in un nuovo standard contrattuale
Sebbene il disegno di legge non sia ancora entrato in vigore, è opportuno che gli studi legali inizino fin da ora ad adeguare le proprie pratiche informative. Una delle soluzioni più efficaci sarà l’integrazione nei mandati e nelle lettere di incarico di una clausola dedicata all’impiego di sistemi di intelligenza artificiale.
Questa clausola dovrà specificare:
- in quali fasi del lavoro si prevede l’uso dell’AI (es. analisi preliminare, ricerche giurisprudenziali, redazione di atti);
- quale sistema venga utilizzato, se proprietario o sviluppato da terzi;
- che l’AI è sempre supervisionata da un essere umano, responsabile del risultato finale;
- che riservatezza e protezione dei dati del cliente sono rigorosamente garantite.
Solo attraverso una comunicazione trasparente sarà possibile mantenere l’equilibrio tra innovazione tecnologica e responsabilità professionale, nel rispetto delle norme deontologiche e della fiducia del cliente.
Formazione obbligatoria e ruolo degli Ordini
Il DDL prevede inoltre che gli Ordini professionali forensi siano coinvolti nell’organizzazione di corsi di formazione dedicati all’uso dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo è quello di promuovere una cultura consapevole e responsabile dell’innovazione tecnologica, rendendo l’avvocatura sempre più preparata ad affrontare il cambiamento senza comprometterne i valori fondanti.
In conclusione, l’arrivo della disciplina italiana sull’AI non sarà solo una questione tecnica: per gli avvocati rappresenterà anche un’occasione per ridefinire il rapporto con il cliente in un contesto dove trasparenza, controllo umano e tutela dei dati personali saranno i pilastri della nuova deontologia digitale.
In conclusione
La norma è chiara: l’uso dell’AI nello studio legale è ammesso e persino incentivato, ma deve essere disciplinato da regole di trasparenza, controllo umano e tutela del cliente. Il futuro della professione legale sarà sempre più digitale, ma dovrà restare ancorato ai valori fondanti dell’autonomia, della responsabilità e dell’etica professionale.