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Lo strappo della Calabria su bar e ristoranti; quali conseguenze?

In questi giorni molte regioni hanno anticipato la riapertura di alcune attività che, secondo le disposizioni statali, sarebbero consentite solo dall’inizio della “fase 2”, fissata per il prossimo 4 maggio.

La Calabria, tuttavia, ieri ha fatto di più: con l’ordinanza n. 37 del 29 aprile 2020 la Regione ha infatti permesso, a decorrere dalla medesima data, la somministrazione di cibi e bevande all’aperto nei bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e agriturismo, attività che, in base alle vigenti disposizioni nazionali, non sarebbero consentite neppure dopo il 4 maggio.

Come alcuni media hanno evidenziato, l’iniziativa si propone l’obiettivo di superare, mediante un evento traumatico, l’attuale assetto di competenze, che riserva allo Stato il compito di dettare la disciplina unitaria sul territorio nazionale nella c.d. “fase 2” dell’emergenza.

In disparte le possibili azioni governative per impugnare il provvedimento sotto il profilo della violazione del riparto di competenze previsto dal d.l. n. 23/2020 (ad oggi, le Regioni possono adottare misure diverse da quelle statali solo se più restrittive), sarà da verificare quali iniziative adotteranno sul territorio i Prefetti e la Protezione civile che, come si ricorderà, possono disporre anche delle forze dell’Ordine (a cominciare dalla Guardia di Finanza) per far rispettare i divieti di legge ed imporre sanzioni che, nel caso di specie, possono comportare, oltre ad una sanzione amministrativa pecuniaria, anche la chiusura temporanea dell’esercizio per un periodo da 5 a 30 giorni.

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